Archiviare dei dati in un computer è forse l’azione più ricorrente che qualsiasi utilizzatore di periferiche informatiche compie durante l’utilizzo, a qualsiasi livello.
Normalmente, i dati vengono salvati con una struttura organizzata in posizioni predefinite che tradizionalmente sono l’hard disk del computer stesso, supporti di archiviazione esterni come pendrive, supporti ottici, hard disk rimovibili, nas e quant’altro.
Tutte queste periferiche di archiviazione sono considerati spazi di storage locale. Cosa significa?
I files salvati in questa maniera rimangono fisicamente all’interno del supporto che li contiene e sono immediatamente consultabili collegandosi alla periferica stessa.
La sicurezza dell’archiviazione varia a seconda dei sistemi che vengono messi in atto per la loro protezione: firewall, controllo degli accessi e così via. In ogni caso, queste contromisure vengono approntate e gestite localmente, tenendole sotto controllo in maniera diretta.
Da qualche tempo, invece, si sta prediligendo il salvataggio dei dati in cloud. Sorge quindi spontanea una domanda: i dati archiviati in cloud sono più sicuri di quelli archiviati su server locali?
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Cosa cambia con l’archiviazione cloud
Cloud computing è oramai un termine entrato di prepotenza nell’information technology e i servizi offerti coinvolgono quasi tutte le applicazioni tradizionali delle strutture informatiche tradizionali, a volte sconvolgendone l’utilizzo.
L’archiviazione via cloud è stata forse una delle prime di queste applicazioni: i dati, anziché venire salvati localmente su macchine adibite allo scopo, vengono inviati ad un server remoto, con spazi di archiviazione predefiniti, e rimangono accessibili tramite una connessione internet, diretta o attraverso dei client o interfacce di controllo.
I dati, di qualsiasi genere, “scompaiono” quindi dalle macchine locali, liberando spazio e risorse adibite alla loro protezione, e la loro gestione viene demandata a servizi esterni offerti da aziende specializzate, come Google, Amazon, Microsoft solo per citare i player più importanti.
I vantaggi dell’archiviazione di dati in cloud
Spostando i nostri dati su piattaforme cloud, ci si può avvalere di numeri vantaggi.
Innanzitutto, la possibilità di avere un accesso ai dati ovunque ci si trovi, utilizzando solamente una connessione internet. Ma l’aspetto più importante riguarda la sicurezza di dati stessi: raramente in una piccola azienda si potrà ottenere un livello di cyber security alla pari con quello offerto da aziende specializzate in questo tipo di servizi.
Mirando ad offrire spazi di archiviazione massiva ad un utenza business (ma non solo), le compagnie che offrono cloud storage investono moltissimo su misure di sicurezza efficaci, continuando ad aggiornarle per essere sempre al passo rispetto a nuovi rischi informatici.
Rischi del cloud storage
Nessun sistema informatico è completamente al sicuro: partendo da questa regola aurea dell’informatica, possiamo affermare che nemmeno i sistemi di archiviazione cloud lo siano. Bisogna però differenziare fra offerte per l’utenza consumer e quella per un’utenza di livello enterprise: il famoso hack alla piattaforma iCloud di Apple del 2014 appartiene infatti alla prima categoria, ed è difficile immaginare un’intromissione di simili proporzioni perpetuata a danno di servizi più orientati a clienti business.
Oltre a questo, bisogna distinguere due tipologie di rischio rispetto ai dati aziendali: la perdita dei dati ed il furto di dati.
Perdita di dati e salvataggio in cloud
Rispetto alla perdita irrecuperabile dei dati aziendali, la parola d’ordine è ridondanza, ossia la replicazione degli stessi dati in più data center.
Questa tecnologia è appannaggio quasi esclusivo delle piattaforme cloud: i dati salvati remotamente rimarranno intatti anche in caso di disastro alla sede aziendale.
In maniera simile, se dovesse accadere un disastro in uno dei data center del servizio cloud, i dati replicati negli altri data center saranno completamente al sicuro e continueranno ad essere disponibili.
Furto dei dati: quale tecnologia scegliere?
Tornando all’assunto di cui sopra, per il quale nessun sistema informatico è completamente al sicuro, questo diventa particolarmente vero quando i dati sono accessibili online.
Nonostante le migliori misure di cybersecurity, un’intromissione malevola è sempre un’opzione verificabile, per quanto improbabile. La replicazione dei dati in questo caso ovviamente non aiuta, in quanto è il furto il danno, non la perdita dei dati stessi.
In questo caso, tenere i dati offline presso l’azienda mette sicuramente al riparo dalle intromissioni informatiche (ma non dal rischio di un furto “vecchio stile”), a patto di privarsi di tutti i vantaggi che la tecnologia cloud offre.
In linea di massima però, le misure di sicurezza delle aziende specializzate in questo tipo di servizi sono mediamente superiori a quelle attuabili da un’azienda, specialmente se medio-piccola: per questa ragione, rimangono comunque la soluzione più sicura per archiviare i nostri file, anche quelli più importanti.
Appassionato di basket, è il playmaker del nostro provisioning e il pivot dell’iperconvergenza. Scrive di cloud computing e virtualizzazione.